La sicurezza non si affida alla fortuna: Safety e Security sono due cose diverse

Quando si parla di Progetti internazionali la confusione che la lingua italiana favorisce a livello di terminologia tra Safety e Security, entrambi tradotti con “Sicurezza”, capita di trovarla anche nella pratica.

Sono svariate le ragioni che portano a questa confusione. Talvolta è l’ignoranza del reale pericolo, altre volte, e questo è ancor più grave, sono le restrizioni di budget. Se ci pensi in effetti, dopo decenni di sensibilizzazione ormai la cultura della sicurezza ha raggiunto un certo grado all’interno delle organizzazioni.

Oggi a nessuno verrebbe in mente di acquistare un macchinario privo dei necessari dispositivi di sicurezza e di metterci tranquillamente dei lavoratori.

È vero che incidenti continuano ad accadere con i macchinari, ma è più frequente che ci siano state delle modifiche oppure che le sicurezza vengano tolte per maggiore efficienza. Non dico che questo non sia grave, però vi è una certa consapevolezza che le sicurezze dovrebbero esserci.

Al contrario, spesso, quando si parla di progetti internazionali, agli aspetti di security proprio non ci si pensa.

Serve tempo in effetti per maturare determinate consapevolezze e, purtroppo, anche in questo caso gli errori insegnano spesso molto più della formazione e delle opere di sensibilizzazione.

Dal lato nostro, come Vistra, consideriamo un’azione coerente con la nostra mission e vision quella di creare articoli e filmati come questo, che aiutino a comprendere determinati punti di vista e ad evitare tragici incidenti.

In oltre 20 anni nel settore del QHSE in tutto il mondo, con aziende di ogni dimensione, possiamo testimoniare che la sensibilità nei confronti della security è certamente aumentata, anche se siamo ancora lontani dal punto in cui è arrivata la safety.

Safety e Security

Alle volte Safety e Security vengono ancora confuse causando delle situazioni di grave pericolo e alto rischio. In particolare ricordo un episodio diversi anni orsono durante il quale un nostro consulente stava ricoprendo il ruolo di Safety Manager presso un sito all’estero.

In tale occasione vi era il sospetto che stessero accadendo dei furti di rame ma il nostro cliente non era organizzato minimamente lato security e aveva quindi chiesto al nostro Safety Manager di organizzare delle “pattuglie” a controllo del perimetro.

Il nostro uomo, spinto dallo spirito di collaborazione che contraddistingue le persone impegnate in cantiere, non ha rifiutato e, senza comunicarlo a noi, ha esaudito la richiesta. Durante uno di questi sopralluoghi gli capitò proprio di trovare i ladri con le mani nel sacco. Questi, vistisi scoperti, mollarono tutto e scapparono.

Tutto bene dunque?

Quando questo episodio mi fu poi raccontato dal diretto interessato, io in realtà sbiancai dalla paura pensando all’enorme rischio che aveva corso.

Lui me lo raccontava testimoniando solo una sensazione di disagio e di forte emozione provata in quella situazione: forse solo in quel momento si era reso conto del pericolo che aveva corso. In quella situazione si era reso conto di una cosa molto semplice: non sapeva cosa fare.

Questo è normale perché non era il suo compito, non era una mansione per la quale era preparato. Era un compito di Security e non di Safety. Abbiamo chiesto a Lior, nostro partner di Omega Consulting, esperto di Security internazionale, un parere su questo episodio e, in generale, come comportarsi quando viene richiesto un compito di safety alla security o viceversa.

Ecco le sue considerazioni:

“Come tutti noi ben sappiamo, esistono sostanzialmente due volti della sicurezza aziendale, seppur gli stessi  appaiano sempre maggiormente in connessione: la safety e la security. Volendo semplificare , la prima interessa per lo più alla prevenzione di infortuni e malattie professionali, mentre la security diversamente, ha un approccio alla tematica piuttosto globale, in quanto tratta ad esempio rischi derivanti da attività criminose quali furti, rapine, rapimenti, aggressioni e i cosiddetti situational crime, oppure rischi di natura geopolitica nell’ambito della travel security, sino ad arrivare al terrorismo internazionale.

Ad oggi, vista la promiscuità normativa che lambisce entrambe le fattispecie, in molte occasioni viene naturale chiedersi se abbia ancora senso trattare la sefety e la security come due entità aziendali distinte. Assolutamente si.

Purtroppo la confusione interpretativa negli ultimi anni ha creato molte linee d’ombra ma, la distinzione tra le due fattispecie, non si ha meramente su base Normativa o sul campo delle Responsabilità, ma si ha bensì nel merito, pur essendo entrambe legate in modo indissolubile non possiamo credere in una commistione raffazzonata delle due.

Aspetto molto importante, quando si tratta l’argomento della sicurezza in generale, è quello di non cadere nella tentazione del relativismo, dove chi ha i compiti all’interno dell’organigramma aziendale di occuparsi della Direttiva Macchine, possa in egual modo trattare con successo la security del personale coinvolto in un cantiere del Sud Sahel; mai come in questi casi, è necessario porre dei limiti alle proprie ambizioni professionali, trattare con sufficienza una materia come la security comporta dei costi, in termini di tempo, economici e di business continuity.

Troppe volte ci siamo affacciati in mercati molto molto interessanti, senza però capire quali potessero essere le vulnerabilità che l’operatività all’interno degli stessi teatri geografici avrebbe potuto comportare per le ns aziende, affidandoci sistematicamente alla buona sorte .

Appare piuttosto lampante quanto questo non possa considerarsi un approccio organico che permetta alle ns aziende di sviluppare business worldwide; ad oggi la security aziendale non può essere considerata ad appannaggio esclusivo di qualche multinazionale.

La security coinvolge tutti, indifferentemente.

Emerge quindi con evidenza, che la complessità delle nuove sfide a cui dovranno approcciarsi gli Addetti alla sicurezza (siano essi di safety o security), impongono alle organizzazioni aziendali  una visione diversa, sicuramente complessiva e predittiva delle minacce interne ed esterne.

La sicurezza globale deve essere ricercata in soluzioni preventive che rendano tutta l’attività aziendale meno vulnerabile, sia nella protezione degli asset, ma soprattutto nella tutela delle nostre risorse umane.

L’idea di voler derubricare la distinzione tra safety e security è sicuramente prematura e quanto meno precipitosa, ad ogni modo, l’unica certezza che dobbiamo avere è che all’interno di una organizzazione aziendale che si occupa di sicurezza, dobbiamo considerare necessario un allineamento strategico alla sicurezza come principio per tutte le attività.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a dei cambiamenti sostanziali, che hanno reso necessario un approccio quanto più possibile “olistico“ alla sicurezza, sebbene con le dovute distinzioni, ad ogni modo appare chiare quanto la capacità adattiva di un’azienda faccia realmente la differenza, la stessa, intesa ovviamente come la capacità di un’organizzazione di adattarsi ad un ambiente complesso ed evolutivo come quello che stiamo vivendo.

Diventa necessario impostare un approccio unico che leghi entrambe le materie a tutto campo, emerge quindi l’esigenza di un vero raccordo tra safety e security in una visione complessiva, per fare ciò servono però le giuste competenze, da ambo le parti.

Per saperne di più, guarda il video

 

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Un saluto



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Author: Lior Kneazir
Diplomato all'Israeli College for Security and Investigation di Petah Tiqwa (Israele). Dal 2012 Fondatore di Omega Consulting Group srl e CEO di Volvox srl, struttura internazionale specializzata nello sviluppo e nella pianificazione di efficaci soluzioni di sicurezza per aziende di qualsivoglia settore merceologico e infrastrutture con alta criticità.

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